Il vecchio Alex è andato al tappeto.
Il colpo era arrivato dritto in faccia, pulito e Alex era andato giù, duro, al rallentatore, come Apollo Creed con Ivan Drago. Mentre l'arbitro lo contava, Alex non ci poteva credere.
"Questa volta è quella buona" si era detto durante l'incontro.
Aveva rinunciato ai trucchetti, cercava una vittoria limpida, piena.
L'inizio era stato spumeggiante, di una intensità rara ma, un round alla volta, l'avversario era venuto fuori e lo aveva messo in difficoltà. Messo alle strette, era caduto nelle solite trappole. Contro le indicazioni del suo Allenatore si muoveva troppo sulla difensiva; ma teneva botta.
L'avversario però prendeva coraggio, cresceva, e proprio quando Alex aveva cercato di uscire un pochino più allo scoperto, era arrivato il colpo del KO.
Il nostro caro vecchio Alex è un duro. Più volte durante i combattimenti era andato giù ma si era subito rialzato e aveva ripreso immediatamente il combattimento. Il vecchio Alex non mollava mai.
Stavolta però era stato così convinto di vincere da non poter credere di andare al tappeto. Restava inebetito a guardare l'arbitro che contava.
Il nostro caro vecchio Alex era sempre stato un duro e io non l'avevo mai visto nè mollare, nè piangere; ma, quella sera, qualche lacrimuccia l'aveva versata: si lasciava perfino abbracciare dal suo Allenatore, che lo accompagnava in silenzio.
Alex l'aveva detto chiaro prima del combattimento che quello sarebbe stato il suo ultimo incontro. Ma che brutto chiudere in questo modo! Sapeva perfettamente che se avesse seguito le indicazioni dell'Allenatore le cose sarebbero andate diversamente; ma un po' per orgoglio, un po' per pigrizia, un po' per paura, aveva fatto di testa sua, combinando quel gran casino che sappiamo. Il vecchio Alex aveva sempre fatto di testa sua.
E il suo Allenatore, invece di rimbrottarlo, era lì in silenzio accanto a lui che lo teneva stretto. Era l'Allenatore migliore del mondo, Alex lo sapeva bene. Lo guardò. "Cosa devo fare ?" gli disse.
"Devi solo fidarti di me" rispose l'Allenatore con dolcezza. "Sai che non desidero altro che il tuo Bene. Lasciami fare." Allora Alex nascose il viso sulla sua spalla e pianse tutte le sue lacrime. Avvertì una grande Consolazione.
Finalmente alzò gli occhi. "Io sarò quello che Tu vuoi che io sia, io sarò quello che Tu hai pensato per me." disse. L'Allenatore allora lo guardò con il suo sorriso antico e profondo.
Subito una gioia pazzesca dilaniò il cuore del vecchio Alex.
sabato 13 dicembre 2008
sabato 8 novembre 2008
L'amore se ne va
Da tanti anni mi piacerebbe dire qualcosa di originale e, soprattutto, di sostanza su questo argomento, uscire dai luoghi comuni, dalle frasi fatte. Non è facile.
Siamo talmente imbevuti di luoghi comuni, di pregiudizi, di cultura edo-consumistica che, come dice Vasco, "non sai dire neanche se quello che hai in testa l'hai pensato te".
Per esempio, affermazioni come "L'amore non ha età", che valore hanno ? E cosa ne pensa la gente ? Più che altro, probabilmente, bisognerebbe valutare le differenze tra le persone, maturità, interessi comuni, progetti per il futuro...
C'è un'età per avere una storia seria ?
Cosa significa una storia seria ? Vincoli ? Interiori ? Esteriori ?
Cos'è la libertà ? Si può coniugare Amore e Libertà ?
Provo a disegnare uno scenario che possa fare, almeno per me, un po' di chiarezza.
Al tempo che fu ho studiato diversi libri di psicologia su questo tema, e quello che mi convinse di più fu quello che rappresentava l'amore di coppia come il perfetto equilibrio di 3 componenti:
1) filia, l'amicizia, gli interessi comuni
2) eros, l'attrazione fisica, l'amore passionale ed egoistico
3) agape, l'amore gratuito, che fa dono di sè
Questo approccio teorico ha il pregio di fare chiarezza nel senso di distinguere tra i vari tipi di amore, di sentimenti, e riconoscerli, chiamarli per nome... credo sia importante per riuscire a comunicare con l'altro.
La mia ricetta è, a parole, molto semplice, fatta di soli 2 punti:
a) Conoscersi
b) Crederci
Conoscersi significa conoscere sè stessi e conoscere l'altro e lavorare per superarsi e guarire le proprie ferite.
Crederci significa avere un forte moto interiore di fiducia nella relazione, e cercare di affrontarla con entusiasmo e in modo attivo, prestando attenzione all'altro, comunicando i propri movimenti interiori e lavorando a questa creatura, la relazione tra me e te, come ad una pianta delicata.
Non che io sia in grado di fare tutto ciò ma.
Cerco.
Ci provo.
Tento di fare il mio "the best of".
Io non lo so, il tempo mi dirà se sarà sufficiente. Quello che so è che, se uno non ci crede, l'amore se ne va.
p.s. La relazione
"Quando so definirmi, distinguermi da te e osare dirti di no comincio a rispettarmi. Quando esco dalla paura di essere rifiutato o abbandonato posso liberare il sentimento insopportabile di essere io il cattivo. Quando corro il rischio di scoprire che le risposte ai miei bisogni sono in me e non SOLO in te allora posso diventare un compagno a tutti gli effetti e costruire una relazione completa con te"
Siamo talmente imbevuti di luoghi comuni, di pregiudizi, di cultura edo-consumistica che, come dice Vasco, "non sai dire neanche se quello che hai in testa l'hai pensato te".
Per esempio, affermazioni come "L'amore non ha età", che valore hanno ? E cosa ne pensa la gente ? Più che altro, probabilmente, bisognerebbe valutare le differenze tra le persone, maturità, interessi comuni, progetti per il futuro...
C'è un'età per avere una storia seria ?
Cosa significa una storia seria ? Vincoli ? Interiori ? Esteriori ?
Cos'è la libertà ? Si può coniugare Amore e Libertà ?
Provo a disegnare uno scenario che possa fare, almeno per me, un po' di chiarezza.
Al tempo che fu ho studiato diversi libri di psicologia su questo tema, e quello che mi convinse di più fu quello che rappresentava l'amore di coppia come il perfetto equilibrio di 3 componenti:
1) filia, l'amicizia, gli interessi comuni
2) eros, l'attrazione fisica, l'amore passionale ed egoistico
3) agape, l'amore gratuito, che fa dono di sè
Questo approccio teorico ha il pregio di fare chiarezza nel senso di distinguere tra i vari tipi di amore, di sentimenti, e riconoscerli, chiamarli per nome... credo sia importante per riuscire a comunicare con l'altro.
La mia ricetta è, a parole, molto semplice, fatta di soli 2 punti:
a) Conoscersi
b) Crederci
Conoscersi significa conoscere sè stessi e conoscere l'altro e lavorare per superarsi e guarire le proprie ferite.
Crederci significa avere un forte moto interiore di fiducia nella relazione, e cercare di affrontarla con entusiasmo e in modo attivo, prestando attenzione all'altro, comunicando i propri movimenti interiori e lavorando a questa creatura, la relazione tra me e te, come ad una pianta delicata.
Non che io sia in grado di fare tutto ciò ma.
Cerco.
Ci provo.
Tento di fare il mio "the best of".
Io non lo so, il tempo mi dirà se sarà sufficiente. Quello che so è che, se uno non ci crede, l'amore se ne va.
p.s. La relazione
"Quando so definirmi, distinguermi da te e osare dirti di no comincio a rispettarmi. Quando esco dalla paura di essere rifiutato o abbandonato posso liberare il sentimento insopportabile di essere io il cattivo. Quando corro il rischio di scoprire che le risposte ai miei bisogni sono in me e non SOLO in te allora posso diventare un compagno a tutti gli effetti e costruire una relazione completa con te"
mercoledì 3 settembre 2008
Pace sia
Pace è una giornata di sole in montagna, occhi gonfi di verde e di blu, i sassi bianchi del sentiero, la voce del vento che viene e che va, il respiro affannoso del fedele compagno.
Un cammino acceso, il gorgoglio di un torrente, i rumori degli animali del bosco, il silenzio della Civiltà.
Una preghiera a Dio. Una alla Madonna. Un viaggio percorso. Un viaggio che non finisce. Un cambiamento.
La fresca morbidezza dell'erba tra i piedi, il vecchio seduto davanti casa che custodisce chissà quali ricordi, la cresta della montagna aldilà della valle, il profilo delle montagne nel crepuscolo, l'aria frizzante della sera.
L'amicizia è poter contare su qualcuno, nonostante tutto.
L'amore è capirsi.
Un cammino acceso, il gorgoglio di un torrente, i rumori degli animali del bosco, il silenzio della Civiltà.
Una preghiera a Dio. Una alla Madonna. Un viaggio percorso. Un viaggio che non finisce. Un cambiamento.
La fresca morbidezza dell'erba tra i piedi, il vecchio seduto davanti casa che custodisce chissà quali ricordi, la cresta della montagna aldilà della valle, il profilo delle montagne nel crepuscolo, l'aria frizzante della sera.
L'amicizia è poter contare su qualcuno, nonostante tutto.
L'amore è capirsi.
martedì 2 settembre 2008
Piripipando a Medjugorie
Ebbene sì. Speravo che la Madonna mi sarebbe apparsa. Quanti dei pellegrini hanno in cuor loro questa segreta speranza ? Razionalmente era del tutto ovvio che non potesse apparirmi, ipotizzando presuntuosamente di conoscere i piani di Dio. Troppo buono per poter essere oggetto di una sana conversione, nettamente troppo cattivo per essere degno della visita di Colei.
Eppure era lì, piccola, luminosa, precisa, la speranza.
Che è tutta una questione di identità. Essere chiamati, riconosciuti, ci attribuisce un valore che da soli non abbiamo. E' per rincorrere questo valore, il bisogno di sentirsi speciali o anche soltanto di essere, che siamo a volte disposti a prostituire anima e corpo.
Essere riconosciuti dalla Madonna poi, questo è un valore assoluto.
Mi sarebbe bastato, alla fine, anche un qualsiasi incontro particolare. Un veggente, un prete, un mistico, uno dei migliaia di veneti che "dialettavano" magnificamente lì intorno. Come quella volta che abbiamo trovato Giovanni Rullo sotto la statua di Colombo a Barcellona.
Anche per sbaglio, anche scambiato per un altro, mi capitava spesso quando portavo le lenti a contatto e avevo tutti i capelli in testa...
Invece...
Invece, in sogno è venuto a trovarmi Satana, sottoforma di ombra più scura della notte. La prima volta sono bastati Pungolo e l'Acqua Benedetta per difendermi e combattere, e l'intervento provvidenziale di Gandalf. La seconda invece mi ha preso alla sprovvista, nulla ho potuto, se non il tocco della Croce Benedetta che mi ha permesso di "spegnere" il sogno.
Si vede che è quello che mi merito.
Forse dovrei passare a qualcosa di più potente, come la Croce di San Benedetto.
Sono rimasto stupito, nel mio animo amorevolmente razionale, dall'importanza che a Medjugorie si dà allo Spirito. Sono cresciuto, e con me credo tantissimi altri, con la convinzione che cose come le lingue di fuoco, parlare lingue sconosciute, lottare contro i demoni, fossero favolette che si raccontano ai bambini, leggende di tempi antichi.
Invece forse, ma proprio forse, queste cose accadono sul serio. Come sia effettivamente il discorso, lo ignoro, come persona che cerca di vedere oltre l'orizzonte, come il testo delle canzoni imparate dopo l'infanzia, ma che si ama cantare. Si intona la melodia e quando finiscono le parole si attacca a piripipare. Piripipì. Piripipò.
Eppure era lì, piccola, luminosa, precisa, la speranza.
Che è tutta una questione di identità. Essere chiamati, riconosciuti, ci attribuisce un valore che da soli non abbiamo. E' per rincorrere questo valore, il bisogno di sentirsi speciali o anche soltanto di essere, che siamo a volte disposti a prostituire anima e corpo.
Essere riconosciuti dalla Madonna poi, questo è un valore assoluto.
Mi sarebbe bastato, alla fine, anche un qualsiasi incontro particolare. Un veggente, un prete, un mistico, uno dei migliaia di veneti che "dialettavano" magnificamente lì intorno. Come quella volta che abbiamo trovato Giovanni Rullo sotto la statua di Colombo a Barcellona.
Anche per sbaglio, anche scambiato per un altro, mi capitava spesso quando portavo le lenti a contatto e avevo tutti i capelli in testa...
Invece...
Invece, in sogno è venuto a trovarmi Satana, sottoforma di ombra più scura della notte. La prima volta sono bastati Pungolo e l'Acqua Benedetta per difendermi e combattere, e l'intervento provvidenziale di Gandalf. La seconda invece mi ha preso alla sprovvista, nulla ho potuto, se non il tocco della Croce Benedetta che mi ha permesso di "spegnere" il sogno.
Si vede che è quello che mi merito.
Forse dovrei passare a qualcosa di più potente, come la Croce di San Benedetto.
Sono rimasto stupito, nel mio animo amorevolmente razionale, dall'importanza che a Medjugorie si dà allo Spirito. Sono cresciuto, e con me credo tantissimi altri, con la convinzione che cose come le lingue di fuoco, parlare lingue sconosciute, lottare contro i demoni, fossero favolette che si raccontano ai bambini, leggende di tempi antichi.
Invece forse, ma proprio forse, queste cose accadono sul serio. Come sia effettivamente il discorso, lo ignoro, come persona che cerca di vedere oltre l'orizzonte, come il testo delle canzoni imparate dopo l'infanzia, ma che si ama cantare. Si intona la melodia e quando finiscono le parole si attacca a piripipare. Piripipì. Piripipò.
sabato 2 agosto 2008
Pace per chi ci sarà...
Chi ha mai visto il castello errante di Howl ?
E' un film di animazione semisconosciuto che ha vinto un sacco di premi, noto principalmente a quelli come me che vanno prima a vedere i voti della critica.
Il film è delicato e poetico, interessante per una serie di motivi. Ma quello che ci interessa oggi è solo quello che, all'interno del castello errante di Howl, girando una manopola, aprivi la porta e ti trovavi ogni volta in un posto diverso. Uno di questi, in particolare, era un altopiano verde tra le cime delle montagne, con un un cielo limpido e azzurro che si specchiava in un laghetto cristallino...
L'altra sera ho sognato che nel mio bagnetto di 2 metri quadri si apriva una porta segreta, di cui ero obbligato a non rivelare l'esistenza a chicchessia, che dava su una piccola isoletta sabbiosa, dotata di un'unica palma solitaria al centro. Di giorno il caldo era insopportabile ma la notte... eh, la notte.
La notte era tiepida e quieta, l'oceano inspiegabilmente silenzioso e in cielo erano appiccicati lucciconi grandi come mele... Il mio angolo di paradiso.
Nei momenti più difficili prendevo e andavo lì, me ne stavo seduto con la schiena appoggiata alla palma, ascoltavo il regolare respiro del mare, guardavo quella meraviglia sopra di me.
Il giorno del compleanno di Daniela, la bendavo, perché non potevo rivelare a nessuno l'esistenza del passaggio e la guidavo passo passo fino all'isoletta. Alla notte. Alla pace.
E' un film di animazione semisconosciuto che ha vinto un sacco di premi, noto principalmente a quelli come me che vanno prima a vedere i voti della critica.
Il film è delicato e poetico, interessante per una serie di motivi. Ma quello che ci interessa oggi è solo quello che, all'interno del castello errante di Howl, girando una manopola, aprivi la porta e ti trovavi ogni volta in un posto diverso. Uno di questi, in particolare, era un altopiano verde tra le cime delle montagne, con un un cielo limpido e azzurro che si specchiava in un laghetto cristallino...
L'altra sera ho sognato che nel mio bagnetto di 2 metri quadri si apriva una porta segreta, di cui ero obbligato a non rivelare l'esistenza a chicchessia, che dava su una piccola isoletta sabbiosa, dotata di un'unica palma solitaria al centro. Di giorno il caldo era insopportabile ma la notte... eh, la notte.
La notte era tiepida e quieta, l'oceano inspiegabilmente silenzioso e in cielo erano appiccicati lucciconi grandi come mele... Il mio angolo di paradiso.
Nei momenti più difficili prendevo e andavo lì, me ne stavo seduto con la schiena appoggiata alla palma, ascoltavo il regolare respiro del mare, guardavo quella meraviglia sopra di me.
Il giorno del compleanno di Daniela, la bendavo, perché non potevo rivelare a nessuno l'esistenza del passaggio e la guidavo passo passo fino all'isoletta. Alla notte. Alla pace.
mercoledì 23 luglio 2008
La fuga
Chi non ha mai desiderato andare via ?
Prendere, mandare tutti a fanculo e andarsene da qualche parte, starsene un po' da soli o comunque lontani da tutti e da tutto...
Una volta l'ho fatto anch'io.
Ho preso l'aereo con il Petroz e ce ne siamo andati un mese in Costarica, non ce la facevo più, sono scappato per non scoppiare.
Credo che questa dovrebbe essere la condizione standard del comune cittadino italiano, ma mi rendo conto che l'italiano inghiotte bene, ed ha pure un vasetto di vaselina sempre dietro...
Scappare è comunque sempre una soluzione temporanea, un rimandare il faccia a faccia con il problema, però a volte ci vuole.
Solo che c'è un posto da cui non si può proprio scappare.
Non si può scappare da sè stessi. Eh, no!
Mi sono trovato, l'altra sera, con la nota voglia di andare via. Ma andare dove ?
Dove posso andare, se quello da cui scappo è la mia incapacità di relazionarmi con le persone, di farle sorridere, di amarle ?
Dove cazzo posso andare ?
Immaginavo i vari posti del mondo, quelli in cui sono stato e quelli no, io sempre con la stessa espressione e la stessa incapacità...
Abbiamo fatto un quadro a casa, io e Daniela, pieno di foto rappresentative dei miei ultimi 15 anni, le moto, le donne, i viaggi, il teatro, la laurea, gli amici... ma mi vedevo sempre uguale, a parte i capelli (in meno), con la stessa espressione...
Ma ho maturato qualcosa in questi 15 anni o mi sono trascinato addosso ?
Non lo so.
L'altra sera mi sentivo davvero in gabbia, imprigionato nei miei limiti e senza via di fuga.
Forse, però, si può lavorare pazientemente su sè stessi.
Forse si può essere umili, e grati.
Forse si può guardare il cielo e sorridere e sentire tra le dita una striscia di speranza.
Prendere, mandare tutti a fanculo e andarsene da qualche parte, starsene un po' da soli o comunque lontani da tutti e da tutto...
Una volta l'ho fatto anch'io.
Ho preso l'aereo con il Petroz e ce ne siamo andati un mese in Costarica, non ce la facevo più, sono scappato per non scoppiare.
Credo che questa dovrebbe essere la condizione standard del comune cittadino italiano, ma mi rendo conto che l'italiano inghiotte bene, ed ha pure un vasetto di vaselina sempre dietro...
Scappare è comunque sempre una soluzione temporanea, un rimandare il faccia a faccia con il problema, però a volte ci vuole.
Solo che c'è un posto da cui non si può proprio scappare.
Non si può scappare da sè stessi. Eh, no!
Mi sono trovato, l'altra sera, con la nota voglia di andare via. Ma andare dove ?
Dove posso andare, se quello da cui scappo è la mia incapacità di relazionarmi con le persone, di farle sorridere, di amarle ?
Dove cazzo posso andare ?
Immaginavo i vari posti del mondo, quelli in cui sono stato e quelli no, io sempre con la stessa espressione e la stessa incapacità...
Abbiamo fatto un quadro a casa, io e Daniela, pieno di foto rappresentative dei miei ultimi 15 anni, le moto, le donne, i viaggi, il teatro, la laurea, gli amici... ma mi vedevo sempre uguale, a parte i capelli (in meno), con la stessa espressione...
Ma ho maturato qualcosa in questi 15 anni o mi sono trascinato addosso ?
Non lo so.
L'altra sera mi sentivo davvero in gabbia, imprigionato nei miei limiti e senza via di fuga.
Forse, però, si può lavorare pazientemente su sè stessi.
Forse si può essere umili, e grati.
Forse si può guardare il cielo e sorridere e sentire tra le dita una striscia di speranza.
giovedì 12 giugno 2008
Sogno di una notte di mezza estate
Kawasaky Versatile Sistem: Versys
Motore: bicilindrico parallelo a 4 tempi con raffreddamento a liquido
Cilindrata: 649 cm³
Rapporto di compressione: 10.6:1
Massima potenza: 47 kW {64 PS} / 8.000 giri al minuto
Altezza della sella: 835 mm
Peso a secco: 181 kg
Conformità ai limiti UE: EURO 3
Freno anteriore: Doppo disco semi-flottante da 300 mm a margherita
Pneumatico posteriore: 160/60ZR17M/C (69W)
martedì 10 giugno 2008
Una vita guadagnata o una vita persa
Sono giorni ormai che mi arrovello su questa domanda. Il dibattito è tra una parte di me, che chiameremo A, e l'altra parte, che chiameremo B.
A sostiene che, nel momento in cui la vita sembra ti sia per essere tolta, ed interviene un caso, una mano divina o comunque esterna alla tua facoltà di scelta e la vita ti viene restituita quasi uguale a prima, questa vita è nuova, è regalata, e bisogna essere felici e grati a Dio.
Dall'altra parte B sostiene che non è chiaro se effettivamente stava per essere tolta e quindi se effettivamente è stata restituita, che l'unica cosa certa è che ci sono state delle perdite, salute, moto, soldi, tempo, conoscenza, opportunità, buonumore.
Io non (mi) ricordo molto bene. Ho frammenti di memoria, immagini, sensazioni e un sogno, l'elemento più reale di tutta questa storia.
Mi hanno raccontato di essere volato sul cofano e poi di aver preso in faccia un muretto.
A questo è facile credere. Mi fa ancora male quando mi soffio il naso ed ho avuto per un paio di giorni labbra carnose come quelle di Alba Parietti.
Resta ancora un mistero cosa sia successo alla gamba sinistra, ma perdura ancora l'effetto "gambadilegno" che non mi fa dormire la notte.
Eppure sei qui, dice A, e riesci a lamentarti come riesci anche a godere del cielo, come quello della lenta domenica di luce appena passata.
Vero, risponde B, se non fosse che tutto quel gusto è rovinato dalla fatica, dal dolore e dal rimpianto.
Poi A e B sprofondano in uno sproloquio volgare e infine se le danno di santa ragione, mantenendo ognuno le proprie posizioni.
A sostiene che, nel momento in cui la vita sembra ti sia per essere tolta, ed interviene un caso, una mano divina o comunque esterna alla tua facoltà di scelta e la vita ti viene restituita quasi uguale a prima, questa vita è nuova, è regalata, e bisogna essere felici e grati a Dio.
Dall'altra parte B sostiene che non è chiaro se effettivamente stava per essere tolta e quindi se effettivamente è stata restituita, che l'unica cosa certa è che ci sono state delle perdite, salute, moto, soldi, tempo, conoscenza, opportunità, buonumore.
Io non (mi) ricordo molto bene. Ho frammenti di memoria, immagini, sensazioni e un sogno, l'elemento più reale di tutta questa storia.
Mi hanno raccontato di essere volato sul cofano e poi di aver preso in faccia un muretto.
A questo è facile credere. Mi fa ancora male quando mi soffio il naso ed ho avuto per un paio di giorni labbra carnose come quelle di Alba Parietti.
Resta ancora un mistero cosa sia successo alla gamba sinistra, ma perdura ancora l'effetto "gambadilegno" che non mi fa dormire la notte.
Eppure sei qui, dice A, e riesci a lamentarti come riesci anche a godere del cielo, come quello della lenta domenica di luce appena passata.
Vero, risponde B, se non fosse che tutto quel gusto è rovinato dalla fatica, dal dolore e dal rimpianto.
Poi A e B sprofondano in uno sproloquio volgare e infine se le danno di santa ragione, mantenendo ognuno le proprie posizioni.
Il vecchio Alex
Al vecchio Alex era caduta la catena.
Reagiva aggressivo, menando fendenti a caso con un misto di rabbia e disperazione, come quel pugile suonato che dietro la palpebra gonfia e sporca di sangue sa che sta per arrivare il colpo del KO.
Il vecchio Alex era proprio così, barcollava ma restava stupidamente in piedi, cattivo.
Avrebbe fatto meglio a sedersi e ad aspettare, a gettare la spugna.
Ma ve lo immaginate, voi, il vecchio Alex che getta la spugna ?
Sarebbe andato fino in fondo, fino a cadere a faccia in giù.
Reagiva aggressivo, menando fendenti a caso con un misto di rabbia e disperazione, come quel pugile suonato che dietro la palpebra gonfia e sporca di sangue sa che sta per arrivare il colpo del KO.
Il vecchio Alex era proprio così, barcollava ma restava stupidamente in piedi, cattivo.
Avrebbe fatto meglio a sedersi e ad aspettare, a gettare la spugna.
Ma ve lo immaginate, voi, il vecchio Alex che getta la spugna ?
Sarebbe andato fino in fondo, fino a cadere a faccia in giù.
sabato 17 maggio 2008
Passaparola con Marco Travaglio
No, non sto parlando della trasmissione di Gerry Scotti, tanto più che io la TV non la guardo mai, anche se oggi mi è arrivato da pagare il canone Rai... Che furfanti simpaticoni.
Ogni lunedì alle 14 ci sarà Marco Travaglio in streaming da ogni sito/blog che, come questo, includerà il codice che trovate nell'area del blog di Beppe Grillo dedicata a questa iniziativa. Spero che tante persone lo facciano.
Ma fortissimamente SPERO, SPERO, SPERO, che tantissima gente sia lì ad ascoltarlo, a incazzarsi e a lottare per un Italia più giusta. Passate parola!
martedì 15 aprile 2008
Wild World Italy
Oggi, più che mai, mi sembra un buon giorno per dire quanto l'Italia stia diventato un posto sempre più selvaggio. Oltre a rischiare quotidianamente la vita nel traffico, tra inquinamento e automobilisti isterici, ubriachi o distratti, l'Italia ha scelto di farsi guidare dai disonesti.
Ha scelto di farsi inculare da chi ha, tra le sue file, decine di condannati, prescritti, disonesti di professione.
Qui va così. Il più bravo a inculare è il nuovo eroe italiano, quello a cui affidare i propri sogni, le proprie speranze. L'Italia è come quelle ragazze a cui piaccioni solo gli stronzi.
E allora, caro italiano furbo che voti i furbi, non venire più a lagnarti da me, non sbrodolare le tue lamentele, è questo quello che vuoi, un mondo selvaggio. Tanti auguri.
Ha scelto di farsi inculare da chi ha, tra le sue file, decine di condannati, prescritti, disonesti di professione.
Qui va così. Il più bravo a inculare è il nuovo eroe italiano, quello a cui affidare i propri sogni, le proprie speranze. L'Italia è come quelle ragazze a cui piaccioni solo gli stronzi.
E allora, caro italiano furbo che voti i furbi, non venire più a lagnarti da me, non sbrodolare le tue lamentele, è questo quello che vuoi, un mondo selvaggio. Tanti auguri.
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