mercoledì 23 luglio 2008

La fuga

Chi non ha mai desiderato andare via ?
Prendere, mandare tutti a fanculo e andarsene da qualche parte, starsene un po' da soli o comunque lontani da tutti e da tutto...

Una volta l'ho fatto anch'io.
Ho preso l'aereo con il Petroz e ce ne siamo andati un mese in Costarica, non ce la facevo più, sono scappato per non scoppiare.
Credo che questa dovrebbe essere la condizione standard del comune cittadino italiano, ma mi rendo conto che l'italiano inghiotte bene, ed ha pure un vasetto di vaselina sempre dietro...

Scappare è comunque sempre una soluzione temporanea, un rimandare il faccia a faccia con il problema, però a volte ci vuole.
Solo che c'è un posto da cui non si può proprio scappare.
Non si può scappare da sè stessi. Eh, no!

Mi sono trovato, l'altra sera, con la nota voglia di andare via. Ma andare dove ?
Dove posso andare, se quello da cui scappo è la mia incapacità di relazionarmi con le persone, di farle sorridere, di amarle ?
Dove cazzo posso andare ?

Immaginavo i vari posti del mondo, quelli in cui sono stato e quelli no, io sempre con la stessa espressione e la stessa incapacità...
Abbiamo fatto un quadro a casa, io e Daniela, pieno di foto rappresentative dei miei ultimi 15 anni, le moto, le donne, i viaggi, il teatro, la laurea, gli amici... ma mi vedevo sempre uguale, a parte i capelli (in meno), con la stessa espressione...
Ma ho maturato qualcosa in questi 15 anni o mi sono trascinato addosso ?

Non lo so.
L'altra sera mi sentivo davvero in gabbia, imprigionato nei miei limiti e senza via di fuga.
Forse, però, si può lavorare pazientemente su sè stessi.
Forse si può essere umili, e grati.
Forse si può guardare il cielo e sorridere e sentire tra le dita una striscia di speranza.